La visione futura della destinazione turistica

by Marco Cestari

Per la località l’organizzazione  turistica rappresenta la sfida più ambiziosa. Proporre nuovi benefici turistici genera da sempre un qualche effetto critico sulla vita dell’ambiente, della comunità e delle imprese economiche locali. Quello che vivono i visitatori infatti è raro che lo vivano nello stesso modo i “locals”.

La visione del futuro della destinazione turistica

Chi governa e sviluppa le attività turistiche di un territorio, per quanto sia preparato, non può fare quasi nulla senza un modello di organizzazione condiviso tra tutti i locali sia negli obiettivi che nel modo di operare responsabile. La coesione della comunità locale ha tuttavia il compito di condividere tre aspetti fondamentali:
•   una visione rivoluzionaria
•   una forza coagulante
•   dei valori accomunanti

La prima, la visione, la possiamo definire il sogno che muove le acque; necessita di essere “illuminata”, occorre che riequilibri e risvegli stupore e sopresa per la dimensione vitale del luogo, che conduca le persone verso uno stlie di vita senza consentire condizioni che alterino il rapporto di equilibrio che c’era originariamente con la natura del luogo.

La seconda, la forza coagulante, è un percorso governato da obiettivi risolutivi : very milestones della visione, tali da indurre ogni persona coinvolta a raggiungerli per convenienza e beneficio futuro. E’ l’aspetto cruciale e determinante a cui addestrarsi, poichè richiede di “metterci tutte le forze individuali” prima di quelle collettive; significa preparare le persone ad essere autonome. Significa sciolgiere le paure di perdere privilegi e stili di vita acquisiti. Significa che ai singoli interessi e convenienze personali, vada anteposta la qualità della vita di chi vivrà il luogo (nuove generazioni, salute ambientale, stile di vita sicuro e responsabile, natura, acqua, etc.). Quando ogni membro della comunità compie questa scelta, la sua coscienza assume consapevolezza del valore della vita del luogo, e diviene immune dal contagio di pregiudizi, paure e quelle debolezze umane che rinducono a “non fare” o peggio a credere di non esser capace di fare.

La terza, – la più delicata – è quando le persone abbandonano la diffidenza, si ricongiungono alla natura e la antepongono la sua legge per la vita come elemento fondamentale per realizzare la visione rivoluzionaria.

Non ci sono piani per questo tipo di modo di operare. Esiste solo onestà d’intenti.

La ricetta è un tipo di formazione diversa dalle logiche dell’innovazione sostenibile, bensì condotta per “rieducare” la comunità ad un nuovo modo di operare utilizzare l’ambiente. Un modo visionario, capcae di indicare un nuovo futuro.

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