Sviluppo sostenibile, parola magica
Nell’estate del 2007 ebbi il piacere di passare alcuni pomeriggi in Polonia con Antoni Kuklinski, professore emerito dell’Università di Varsavia. Si discuteva di “sviluppo sostenibile“, di portata antropica, di onestà d’intenti, e di “limiti dello sviluppo“.
Kuklinski nel 1972 aveva contribuito nel divulgare il famoso rapporto sui limiti dello sviluppo umano del Club di Roma in cui si denunciava che l’utilizzo delle risorse naturali stava raggiungendo il limite allarmante e occorreva porre un limite a qualsiasi tipo di sviluppo.
Dopo 45 anni dalla sua pubblicazione, la parola sostenibilità diviene parola d’ordine a livello di Nazioni Unite. Così nel 2015, 193 Paesi membri dell’ONU sottoscrivono un piano d’azione in 17 punti conosciuto con il nome Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Lo Sviluppo Sostenibile fa tendenza
Di fatto la parola sostenibilità è divenuta una mega trend.
Coinvolge aziende, tecnologie, prodotti di consumo, processi d’innovazione, nuove tecnologie, alta finanza e quindi diverse modalita di fare budget, dove sempre più imprese orientano verso i “progetti di sostenibilità” sempre maggiore attenzione, sopratutto per logiche di marketing.
Coinvolge organizzazioni di ricerca e istituzioni pubbliche e un esercito di risorse umane tutte affacendate ad elaborare complessi percorsi di finanziamento. In Europa si gioca il tutto per tutto con un grande focus chiamato “Going Green”, alias transazione ecologica.
Si parla di certificazioni, di standard, di criteri, e di progetti, di direttive, etc. tutte finalizzate ad avvalorare azioni di sensibilizzazione e di divulgazione di nuove logiche e stili di vita “green”, al seguito del quale il mercato dei consumatori lo cavalca, continuando ad acquistare prodotti, servizi e tecnologie, tutto nel nome dello sviluppo sostenibile.
E lo sviluppo dello “sviluppo sostenibile” quale sarà?
La grande megatrend della sostenibilità include e cambia gli stili di consumo e approvigionamento delle materie prime. Paradossalmente sta rimettendo in discussione gli equilibri geopolitici, i cui effetti – rafforzati dal cambiamento climatico – stanno mettendo in crisi la capacità di sostenibilità di quasi ogni Paese.
Così, alle ore 18:46 (GMT) del 28 settembre 2023, mentre la popolazione umana oltrepassa il numero 8.070.000.000 di unità (fonte: World-Clock), la superficie terrestre continua a ridursi per ciascun esseri vivente.
A questo punto ci si può porre una domanda: c’è ancora consapevolezza di che cosa si stia parlando quando usiamo la parola “sviluppo sostenibile”?